Bebè podalico – il silenzio e l’accettazione
Al giorno d’oggi spesso le donne in gravidanza sono leggermente spaventate quando sentono la parola podalico. In più delle volte alla mamma in dolce attesa viene detto troppo presto che il bimbo è podalico, senza neanche rassicurarla che il bebè si può posizionare cefalico(a testa in giù) anche all’ultimo.
Tutto deriva dal fatto che non viene più contemplato un parto naturale podalico. Adesso si sceglie la via più semplice e “sicura” che è il cesareo programmato. Non si ha neanche la possibilità di dare il tempo al neonato di scegliere da solo la propria data di nascita, optando per un cesareo dopo l’inizio spontaneo del travaglio.
Le donne incinta di bimbi che rimangono podalici a lungo hanno solo bisogno di essere accompagnate in un percorso di ascolto di se e del proprio bambino che portano nel loro grembo. Hanno bisogno di conoscersi a livello emotivo profondo, ma anche a livello fisico, capendo le proprie abitudini quotidiane, la postura del corpo, l’attenzione agli segnali che esso trasmette.
Hanno bisogno di essere accompagnate ad accogliere la situazione che vivono, senza dimenticare che comunque ci sono bimbi che scelgono di venire al mondo con il sederino oppure con il piede in avanti. Una volta questo era solo un’altra sfumatura della realtà. Adesso tutto è diventato anomale, da correggere e se non si riesce, da evitare.
Bisogna trovare la giusta misura tra il voler cambiare il corso delle cose e accettare che esse possono andare diversamente da quello che si è progettato in anticipo. Rimanere sempre nell’accoglienza, convinti che quella è la vostra strada in quel momento e che per quanto la volete diversa, forse è quella che vi portare verso una crescita maggiore.
Conosco tante donne che dopo un cesareo programmato per presentazione podalica sono rinate, si sono sentite ribaltate e scosse nei loro principi e modelli di vita, si sono sentite messe di fronte a nuove scelte da fare, a nuove strade da intraprendere, e tutto ha portato alla loro crescita e trasformazione come donne e come mamme. Forse un bambino che vuole nascere podalico porta proprio questo?! Forse viene con l’intento di scuotere le coscienze per guidare loro verso la trasformazione?! Chissà?
Nei prossimi articoli sul blog vi parlerò anche di metodi per provare a far girare un bebè podalico, ma oggi mi voglio soffermare su cosa potrebbe volerci trasmettere il nostro bebè podalico? Se ci mettiamo nell’ottica che ogni cosa potrebbe portarci segnali utili, che non tutto viene per rovinare i nostri piani, ma per fare in modo di aprirci gli occhi su sfumature che non abbiamo ancora colto?
Prova a sederti comodamente nella tua poltrona, con la schiena ben sostenuta da cuscini. Fai 3 respiri profondi, ispirando ed espirando dal naso. Chiudi i tuoi occhi e immagina di parlare con il tuo bebè nella pancia. Prova a raccontarli come ti senti, come vivi questo periodo, cosa ti passa per la mente, cosa ti porta gioia?
Prenditi del tempo, respira, e dopo, chiedi al bebè nella pancia come sta? Come si sente? Chiedi se lui ha voglia di girarsi a testa in giù? Chiedi se tu puoi fare qualcosa per sostenerlo?
La risposta verrà! La sentirete dentro. Sarà come un idea sfuggente, sarà come avere un forte intuito, sarà come una voce che si racconta….
Tutto quello che dobbiamo fare è rimanere aperte ed in accoglienza, ascoltando senza giudizio, senza voler reagire, convinte che non esiste giusto o sbagliato! Tutto è quello che deve essere in quel preciso istante.
Se ti piace questo tipo di pratica, puoi ripeterla. È un modo carino per creare una stretta collaborazione con il bebè nella pancia ed arrivare al parto sicura di avere un compagno di viaggio valido e connesso a te.
Sentiti libera di fare quello che più ti aggrada, in libera di parlare a voce alta oppure semplicemente solo pensare le cose, libera di abbinare attività creative, magari disegnando/pitturando oppure facendo sculture/origami/quilling (per chi ama fare lavori manuali). Ascoltati e ascoltalo il tuo bebè, e cosi prenditi anche solo 10 minuti al giorno per connettervi.
E se poi hai voglia, condividi il tuo sentire con le compagne di viaggio, le amiche di pancia. Crea un cerchio di condivisione in cui ognuna porta il suo vissuto, i suoi dubbi e le sue certezze, con le proprie domande da fare e le risposte che ha già trovato, nel massimo rispetto delle altre, senza giudizio e senza la pretesa di avere la “ricetta” giusta.
In fondo la gravidanza è anche riscoperta del femminile.